Categoria: benecia
Dan emigranta

Venerdì 6 gennaio, alle ore 15.00 nel teatro Ristori di Cividale del Friuli, si rinnova il tradizionale appuntamento culturale degli Sloveni della Provincia di Udine “Dan emigranta” giunto alla 59. edizione. Porteranno il saluto Igor Jelen, per le organizzazioni slovene della Provincia di Udine e la senatrice Tatjana Rojc. Il programma culturale sarà curato dal gruppo musicale “Potoki muzikantje”, dal gruppo vocale della scuola bilingue Pavel Petričič di San Pietro al Natisone con i canti del Festival della canzone delle Valli del Natisone. La compagnia “Beneško gledališče” porterà in scena lo spettacolo “Ist san Berto”. Nato nel 1964 quale incontro tra gli emigranti che ritornavano a casa per le festività natalizie, nel corso degli anni è divenuto la più importante manifestazione politica e culturale della comunità slovena della provincia di Udine.
dal Dom
Luci su Canebola e Montemaggiore

Tanti sorrisi e atmosfera raccolta ai primi due concerti d’Avvento che si sono svolti a Montemaggiore/Brezje e Canebola/Čenijebola a fine novembre, tra fede e tradizione, su impulso dell’Associazione/Združenje don Eugenio Blanchini.
Sabato, 26 novembre, il ciclo di piccoli momenti sacri in musica si è aperto a Montemaggiore, dove la liturgia della parola, presieduta dal diacono Paolo Comelli, è stata accompagnata dal canto sloveno del Coro parrocchiale di San Pelagio/Cerkveni pevski zbor Šempolaj, in comune di Duino-Aurisina/Devin-Nabrežina, diretto dal maestro Ivo Kralj.
Al termine della liturgia è seguito un breve concerto, moderato in italiano e sloveno da Marko Tavčar, e arricchito dai ricordi dei montemaggiorini Donato Sturma e Gina Tomasino, che sono intervenuti anche nel locale dialetto sloveno, tra l’altro ricordando i tempi in cui tanti anni fa, nella chiesa precedente al terremoto, le voci dei cantori del paese intonavano i tradizionali canti liturgici sloveni. Oggiogiorno in paese i residenti non sono più trecento, sono circa una decina, e il canto liturgico sloveno è una piccola fiammella, che vive nel ricordo dei paesani.
All’evento hanno presenziato anche la presidente del Consorzio boschivo di Montemaggiore, Cristina Milocco, e l’assessore allo sport del Comune di Taipana/Tipana, Michele Tomasino. Dopo il concerto si sono tutti riuniti per un momento conviviale nella vicina trattoria Montecarlo, da poco di nuovo attiva.
Grande emozione tra i presenti anche il 27 novembre, la prima domenica d’Avvento, nella chiesa di Canebola/Čenijebola. Qui a presiedere la liturgia della parola è stato Rino Petrigh, accompagnato dal canto del Coro parrocchiale di Caresana/Cerkveni pevski zbor Mačkolje, diretto da Matej Lazar e presentato da Niko Tul.
Anche a Canebola alla liturgia è seguito un breve concerto del coro, cui i canebolani hanno assistito con molta partecipazione. Nella chiesa, infatti, il tradizionale canto liturgico sloveno è ancora vivo insieme a quello italiano.
Prima della breve esibizione, moderata da Federica Bergnach, è intervenuto il vicesindaco di Faedis, Mauro Cavallo. Richiamando la convivenza di più popoli e lingue nello storico Patriarcato di Aquileia, ha ricordato la presenza, sul territorio comunale di Faedis, di italiano, friulano e sloveno, – quest’ultimo lingua tradizionale a Canebola. Al termine dell’evento è intervenuto anche il canebolano Gianfranco Topatigh, vicepresidente dell’Associazione Blanchini, che ha organizzato le liturgie della parola con concerto a Montemaggiore e Canebola in collaborazione con l’Unione dei cori parrocchiali sloveni di Trieste-Zveza cerkvenih pevskih zborov Trst nonché comunità e sodalizi locali, tra cui l’Associazione culturale Lipa.
Come già detto dai collaboratori del Blanchini a Montemaggiore, Topatigh ha spiegato anche a Canebola come questi piccoli concerti vogliano dare un segnale di speranza a comunità del territorio che spesso si sentono periferiche e che di solito non sono coinvolte in eventi di valorizzazione della cultura locale.
Anche a Canebola all’esibizione è seguito un allegro momento conviviale. Al Bar da Flavia si è cantato molto anche dopo il concerto.
La rassegna di concerti d’Avvento in collaborazione con le comunità locali prosegue ora nelle chiese di Cergneu Superiore/Černeja domenica, 4 dicembre, alle 11.00; Porzus/Porčinj, domenica, 11 dicembre, alle 14.30 nonché Masarolis/Mažeruola, domenica, 18 dicembre, alle 11.00. (Luciano Lister) dal Dom traduzione

Montemaggiore/Brezje
Aspettando Natale
Združenje/Associazione Don Eugenio Blanchini

pSrtdnesooth972016hht2a525am820tuhft43cglghig m111t75c3i4969 ·
V nedeljo 4. decembra nadaljujemo z ciklom adventnih koncertov v Černeji – pridite in se prepustite glasbi v slovenskem jeziku skupaj z Slovenskim pevskim zborom iz Tržaškega
Ob 11:00 koncert pri maši v cerkvi Svetega Jakoba v Černeji skupaj v organizaciji z Associazione Culturale Cernedum
Domenica 4 dicembre continuiamo con il concerto dell’Avvento a Cergneu Superiore – venite e lasciatevi andare nella musica della lingua slovena con il coro sloveno di costa triestina
Alle 11:00 Concerto alla messa nella chiesa di San Giacomo a Cergneu Superiore organizzato in collaborazione con l’Associazione Culturale Cernedum
Comuni ‘in bolletta’, anche le Valli restano al buio

Il caro bollette è una realtà che ci accompagna ormai da tutto il 2022. Non colpisce però solo i bilanci di famiglie e imprese, ma anche quelli dei Comuni. Le tranches di aiuti contenute nei decreti legge del Governo (in arrivo in settimana il quarto dl) non sono sufficienti a coprire costi dell’energia elettrica che in dodici mesi sono aumentati anche fino a cinque volte.
San Leonardo e Stregna, misure per il risparmio già dalla scorsa primavera
Così, in ordine sparso, gli enti locali stanno cercando di correre ai ripari adottando misure tese al risparmio energetico. Nelle Valli del Natisone, i primi a muoversi in questa direzione, in tempi che ancora non lasciavano presagire una corsa verso l’aumento così rapida, sono stati S. Leonardo dal 4 marzo e Stregna dalla settimana successiva. A S. Leonardo l’illuminazione pubblica è spenta dall’una di notte fino alle alle cinque del mattino. Salvo che sulla strada provinciale dove per motivi di sicurezza stradale non è stato possibile intervenire. Dove c’era la possibilità in compenso, si è scelto di ridurre l’intensità della luce. “Con alcuni investimenti realizzati in questi anni – ci dice il sindaco Antonio Comugnaro – avevamo già sostituito la tecnologia delle lampade che ora sono in maggioranza a led, 400 su 600. Ne restano circa 80 obsolete che abbiamo in programma di sostituire a breve”. Non solo, sul versante del risparmio Comugnaro aggiunge che “Abbiamo già chiesto un contributo per poter coprire tutti gli edifici di proprietà del comune con il fotovoltaico dotandoli di batterie di accumulo. Dovesse andare in porto questo progetto il Comune sarebbe quasi del tutto autosufficiente.” Quanto al capitolo riscaldamento a San Leonardo è già operativa una centrale a biomassa che viene alimentata con cippato prodotto in loco e che serve già scuole e palestra.
“Quando abbiamo scelto di introdurre queste misure di riduzione dell’illuminazione abbiamo cercato di spiegare ai cittadini la necessità di questa scelta, allora non così scontata. Il riscontro però è stato più che positivo sia da parte dei privati, sia delle associazioni che, per esempio, hanno ridotto il consumo di energia del campo sportivo. Qualche critica c’è stata, certo, ma alla luce di come stanno andando le cose, credo che sia stata la scelta giusta. A dicembre, con le bollette sul consumo effettivo ne quantificheremo il beneficio. Sicuramente – conclude Comugnaro – sono decisioni che stanno comportando qualche sacrificio ma di fronte a questa emergenza è necessario stringersi e fare di necessità virtù”.
Anche il Comune di Stregna è intervenuto in tempi non sospetti. L’amministrazione guidata da Luca Postregna già l’11 marzo scorso ha scelto di spegnere l’illuminazione pubblica dalle 23 alle 5 del mattino. Senza distinzioni di sorta.
La stessa scelta che lo scorso 23 settembre ha operato il Comune di Pulfero. Qui il sindaco Camillo Melissa ha disposto lo spegnimento di tutta l’illuminazione pubblica fra le 23 e le 5 ad eccezione dei lampioni dislocati sulla statale 54 del fondovalle.
A Drenchia l’ordinanza dello scorso 25 ottobre prevede lo spegnimento dell’illuminazione pubblica da mezzanotte alle cinque dal lunedì al venerdì e dall’una alle cinque nei fine settimana. A Savogna l’illuminazione è stata spenta, a partire dallo scorso 2 novembre, tutti i giorni da mezzanotte alle cinque.
A San Pietro il costo del kWh è cresciuto di quasi 8 volte
Il comune di San Pietro al Natisone ha scelto una via sensibilmente diversa: l’illuminazione pubblica stradale, là dove le condizioni lo consentono, è stata ridotta con l’accensione parziale dei lampioni in modo alternato ‘uno sì e uno no’, in tutte le frazioni del fondovalle, statale 54 compresa. Il versante montano invece per ora è stato risparmiato da questa misura perché, ci spiega il sindaco Mariano Zufferli, “abbiamo valutato che potrebbero esserci problemi di sicurezza visto che in quei paesi risiede una percentuale significativa di anziani”. Nel corso degli anni il Comune aveva sostituito le lampade ‘tradizionali’ con impianti a led. In questi nuovi punti luce, un centinaio, oggi si è scelto di abbassare l’intensità dell’illuminazione.
È stato disposto, infine, lo spegnimento completo degli impianti di parchi e giardini. Ancora Zufferli: “Era inevitabile per noi adottare queste misure, e non siamo sicuri siano sufficienti. Abbiamo fatto un raffronto fra le bollette di agosto 2021 e lo stesso mese di quest’anno: allora il costo del kilowattora era di 0,09 euro, ad agosto 2022 è stato di 0,79. Secondo la nostra stima avremmo speso alla fine dell’anno 300mila euro, una cifra che non potremo mai permetterci. Anche perché in termini di aiuti, ad oggi, abbiamo ricevuto 6mila euro dalla Regione e 10.900 dallo Stato”.
Fotografia

Pohodi z etnografijo tudi na SolbiciA Stolvizza sui passi dell’etnografia
Con una discreta partecipazione di pubblico domenica, 11 settembre è terminato a Stolvizza/Solbica il cammino nelle «Terre alte tra confini e frontiere», promosso da Melus srl – impresa sociale con la collaborazione dell società cooperativa Cramars e della Fondazione «Pietro Pittini».

La frazione di Resia è stata l’ultima tappa di un percorso che ha coinvolto Pontebba, Timau, Topolò e Prossenicco. In tutte queste località situate ai margini del Friuli-Venezia Giulia, le comunità locali si sono presentate attraverso“passeggiate etnografiche”, facendo vivere e condividendocon i partecipanti alcune esperienze del vivere quotidiano in questi luoghi. Realtà particolari dove, come sostiene l’antropologo Annibale Salsa, le popolazioni alpine si sono sempre spostate tra versanti e confini, arrivando a spingersi anche molto lontano. Con lo studioso e già presidente del Club alpino italiano (Cai) a Stolvizza si sono potuti visitare borghi, musei e case private, confrontandosi direttamente con gli abitanti del luogo, da cui i partecipanti hanno potuto ascoltare racconti e testimonianze di vite vissute lungo il confine con o senza frontiera.
Salsa sottolinea la differenza. «Le parole vengono usate come sinonimi ma sinonimi non sono, perché il confine ha un significato di tipo inclusivo: il confine è il punto in cui ci si incontra, mentre il termine frontiera […] in qualche modo connota dal punto di vista del lessico militare quello che è l’elemento divisorio. Vivere sul confine è un’opportunità perché favorisce l’interscambio; durante il periodo delle “Alpi aperte”, come le definiva il geografo Paul Guichonnet, le popolazioni si spostavano molto. Lo stereotipo del montanaro che rimane sempre chiuso nella sua valle è un falso, è un falso etnografico. Le popolazioni alpine si sono sempre spostate sui due versanti e sispingevano anche molto lontano. Oggi invece, pur disponendo di tutti i mezzi di trasporto, di locomozione, di comunicazione e infrastrutture, percepiamo maggiormente le distanze. Questo è il famoso paradosso alpino». Per i partecipanti questa è stata un’occasione per apprendere conoscenze, scambiare riflessioni, condividere possibilità ma anche assaporare i cibi tradizionali preparati dall’Associazione Vivistolvizza Aps. (Sandro Quaglia)
EVENTI BENECIA
Sabato 3 settembre, alle ore 20.00 nel fienile Kovaču a Liessa, ci saraà un incontro tra scrittori, poeti ed altro.

Organizzato dal circolo culturale REČAN Aldo Klodič.
Sabato 3 e domenica 4 settembre ci sarà sul Matajur la 46. Festa della Montagna. La messa in cima sarà domenica alle ore 12.
Programma completo su http://www.natisone-torre.it e sulla pagina facebook Comunità di montagna del Natisone e Torre .
Sabato 3 settembre, alle ore 20.00 nel fienile Kovaču a Liessa, ci saraà un incontro tra scrittori, poeti ed altro.
Organizzato dal circolo culturale REČAN Aldo Klodič.
47. pellegrimaggio dell’ Arcidiocesi di Udine pellegrinaggio
Giovedì . 8 settembre ci sarà il 47. pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Udine. La partenza a piedi da Carraria è prevista alle ore 14.30, la Santa Messa in piazza sarà alle ore 17 .
RALLY
il 2 e il 3 settembre ci sarà il 57. rally Alpi Orientali e 27. rally auto d’epoca .
fonte Dom quindicinale
Don Renzo Calligaro
PERSONAGGI DEGNI DI NOTA
“Il giorno 4 dicembre 1973, alle ore 10, l’Arcivescovo di Udine Mons. Alfredo Battisti ha ricevuto in udienza i rappresentanti dei Circoli Culturali della Slavia italiana o Benecia, sorti per salvare e conservare l’identità della comunità vivente in zona, con tutto il suo patrimonio culturale. I circoli culturali hanno esposto all’Arcivescovo la situazione religiosa, sociale ed economica; il ruolo importante svolto dalla Chiesa attraverso il clero locale per la salvaguardia dell’immagine della popolazione”.

L’Arcivescovo, espressa la soddisfazione di essersi potuto incontrare con questa delegazione ha manifestato la sua apertura e la sua disponibilità verso tutte le minoranze etniche, egualmente valide ed importanti di fronte al messaggio cristiano ed alla attenzione della Chiesa; ha auspicato che siano instaurati e continuati sereni contatti che chiariscano i problemi liberandoli da condizionamenti politici; ha assicurato che gli staranno particolarmente a cuore queste popolazioni tanto povere, ma tanto religiose.
Quattro giorni dopo entrava nella parrocchia di Lusevera Renzo, quasi certamente senza troppi sfarzi né festeggiamenti. Per un giovane sacerdote non doveva essere “il massimo” prestare il suo servizio pastorale sul nostro territorio.
Allora la nostra valle non veniva considerata “Terra di incontro e porta di accesso tra oriente e occidente”, ma bensì luogo di scontro, di incomprensioni alimentate da odio e contrasti.
Erano i tempi della guerra fredda, della Gladio, delle minacce e dei soprusi.
Sebbene la chiesa universale avesse già allora stilato i suoi proclami sul rispetto delle minoranze ed il Sinodo Udinese V, dieci anni dopo (1983-1988), abbia definito le lingue locali come ricchezza e valore e, nonostante l’impegno personale del vescovo Battisti, pur tra mille paure e ripensamenti, i sacerdoti destinati alle nostre zone confinarie spesse volte si trovavano costretti a portare avanti le loro battaglie circa le complessità e le difficoltà tipiche di una terra di confine da soli, seppur considerandole consequenziali al Vangelo.
Dunque Renzo, naš far, ha passato praticamente una vita a prestare il suo servizio pastorale tra di noi, tra la nostra gente e se dobbiamo essere sinceri e, come si suol dire, ne ha viste e ne ha passate tante, senza mai perdere la speranza.
Sicuramente ognuno di noi avrà un episodio da raccontare e da dedicare a Renzo perché quaranta anni sono tanti anche se sono passati molto in fretta.
E in tutti questi anni Renzo ci ha aiutati a riscoprire la nostra dignità di persone che vivono in un territorio montano, la cui parola è ricchezza non discriminazione, ci ha aiutato a crescere, ad avere fede nelle nostre capacità, a voler bene alla nostra terra.
Ci ha trasmesso l’insegnamento che la diversità è ricchezza, un po’ come avviene in una sinfonia, dove i vari strumenti – che don Renzo insegna – pur mantenendo ognuno il proprio suono specifico e il proprio “timbro inconfondibile”, riescono ad accordarsi su un motivo comune e in cui la peculiarità di ogni strumentista viene valorizzata al massimo.
Buoh loni Renzo za tvo dielo med nami. Buoh u te dej šinjè pouno zdrauja, srenće anu pouno liet diela z nami”.
Nedijo popoudné, cierkua na se speka napounila za poslušati koncert »Božić tou terski dolini«. Pieli so kore iz Nediške doline nu iz Karnajske doline, iz Slovenije nu z Trsta.
A će donas se more tuole narediti tou Terski dolini, će tale zemija na je šinjé živa, to ma se zahvaliti še Renzu, ki u znau speka parnestí Besiedo anu moć med judmí, ki zuj hudih časeu nieso već znali viervati tou sebé, a inje speka stojó anu hodijo ta-na pot živjenja. (I.C.)
BUOH LONI don Renzo!!!
Archivio Novi Matajur