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Badilata di cultura 256 — almerighi

Dalla tarda estate del 1944 ai primi giorni del 1945, il Friuli fu occupato da una formazione collaborazionista dei tedeschi composta da militari cosacchi e caucasici. L’inserimento del contingente cosacco-caucasico in Italia fu conseguenza della collaborazione militare e politica intrapresa tra le truppe tedesche e gruppi locali nazisti. Hitler concesse loro insediamenti allo scopo di […]

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Il lunari

Il Lunari

di Angelo Floramo

Appeso alla credenza o inchiodato alla parete da un crocifisso, nelle case dei contadini non poteva mai mancare “Il lunari”. Il calendario forse sì, di quello si poteva anche fare a meno. Così come dell’agenda. Ma del lunario mai! Perché si sa, la terra scandisce i suoi ritmi secondo le fasi misteriose della luna, e uno strumento che ogni mese ne racconta crescite e decrescite, disegnandoci sopra la faccia tonda, e bianca o nera che sia, con tutti gli spicchi che crescono o calano, è utilissimo per la vita dei campi come per il respiro degli orti. Aiutava a sapere quando imbottigliare o travasare. Quali fossero i semi adatti al periodo invernale, e quelli da interrare nel tempo della primavera. Mai tagliarsi i capelli o falciare l’erba con la luna contraria: i peli del cranio o quelli del prato sarebbero cresciuti troppo in fretta, vanificando la fatica o costringendo a reiterare l’obolo al barbiere. Lo si inaugurava con il primo giorno dell’anno, secondo la tradizione, non senza aver prima bruciato il vecchio tra le fiamme del fogolâr, o quelle più prosaiche della stufa, in un rituale scaramantico e propiziatorio che spesso veniva officiato dagli anziani davanti agli occhi incantati dei bambini, catalizzati dalle fiamme e dalle braci che leccavano i giorni andati, cancellandone la memoria e riducendola in cenere, secondo l’antico “memento” biblico. Era come se la fatica dell’anno ormai consumato si involasse lungo la cappa del camino, con tutte le sue paure, le attese mancate, le preoccupazioni. Ma anche con le piccole soddisfazioni quotidiane, le gioie e le conquiste di cui la vita sa essere dispensatrice: vi si annotavano infatti i funerali e i matrimoni, gli appuntamenti presi con il dentista nel suo ambulatorio o – più importanti ancora – con il sensale in osteria. Mese dopo mese le colonne si infarcivano di note e di appunti. Era utilissimo per non dimenticarsi del compleanno di una attempata zia o dell’anniversario di matrimonio dei nonni. Se poi la stampa era arricchita dalla ricetta del mese, o da qualche prezioso consiglio da spendere sull’arte di potare le viti o sull’opportunità di curare il legno degli alberi da frutta con qualche antiparassitario preparato in casa allora era un piacere sfogliarlo, anche in anticipo rispetto al suo momento. Il martirio di una santa si confondeva così con le raccomandazioni per il pollaio. Sacro e profano si abbracciavano insieme strologando un futuro che conservava un certo inconfondibile profumo di passato.