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La mia bellissima Vyšyvanka! — Giuseppe Tecce

Cos’è la Vyšyvanka (si legge Vjshivanka)?Bhe, non è solo una camicia, e non è solo il simbolo dell’identità Ucraina.È un talismano, il simbolo della fortuna e del coraggio, ecco cos’è la Vyšyvanka. Ed ecco perché in Ucraina si celebra ogni anno a maggio la giornata della Vyšyvanka.Ecco, da oggi me l’hanno regalata, e ha fatto […]

La mia bellissima Vyšyvanka! — Giuseppe Tecce
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Angoli del mondo. Paularo, il villaggio degli alpinisti del Friuli-Venezia Giulia — Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava

Si trova nel cuore della Val d’Incarojo l’affascinante borgo di Paularo, prima località del Friuli-Venezia Giulia (e sesta in Italia) entrata nella rete transfrontaliera dei Villaggi degli Alpinisti (Bergsteigerdörfer). Il circuito, promosso dai Club alpini dei cinque Paesi aderenti (Austria, Germania, Italia, Slovenia e Svizzera), raggruppa 37 località dell’arco alpino che puntano sull’autenticità e sulla frequentazione lenta e rispettosa dell’ambiente […]

Angoli del mondo. Paularo, il villaggio degli alpinisti del Friuli-Venezia Giulia — Alessandria today @ Web Media. Pier Carlo Lava
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È morto lo scrittore sloveno BORIS PAHOR

Poslovil se je pisatelj BORIS PAHOR.

Boris Pahor , l’uomo che è sopravvissuto alla prima guerra mondiale, alla febbre spagnola, a quattro campi di concentramento, alla seconda guerra mondiale, a tre totalitarismi. Che ha attraversato il tempo del Corona virus.

***

“La sua vita è il racconto della morte e della rinascita. E’ testimonianza di tutto il Novecento che egli ha vissuto appieno, raccontandolo con grande lucidità. La sua vita e la sua opera costituiscono un monito ma anche la speranza della salvezza. Vive da uomo libero e porta in sé il suo mare e la sua Trieste, la città nel golfo.

So ljudje, ki nosijo v sebi neko posebno modrost: njegova je modrost izkušnje, poznavanje smrti in ponovnega rojstva po njej. Uči nas, kaj je absolutno zlo in kje je rešitev: samo v ljubezni. Pogovor z njim pomeni zavest, da si pred človekom, ki je izkusil najhujše in vendar ostal zvest samemu sebi, resnici in pravici. In svojemu Trstu, mestu v Zalivu “Tatjana Rojc

Hvala profesor Pahor!

La terra gli sia lieve.

Alessandra Devetak da fb

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Pahor

damnatio memoriae

Boris Pahor é deceduto. Era un uomo ostico, figlio del nostro Carso. Sloveno tutto d’un pezzo. A tratti aspro come il vino acido dei “suoi pastini” di Contovello. Un uomo dal non facile perdono. Un destrutturalista linguistico, un sincopato della scrittura. Non era mai pronto al compromesso e me lo figuro come Farinata degli Uberti di dantesca memoria. Irriducibile.

Ho raccolto per trent’anni la memoria degli ex deportati dei Lager nazisti del Litorale Adriatico. Ho raccolte centinaia di memorie, oggi depositate al Lager di Dachau dove mio nonno é morto. Ma per me lui era inavvicinabile. Era un’icona a se stante. Un totem irraggiungibile. Non nascondo il fatto che non conoscere lo sloveno ed essere, nonostante il mio cognome inequivocabile slavo, un italiano, non mi ha mai reso facile pensare di accostarlo. Lo temevo.

La memoria storica della nostra città perde un grande uomo che ha attraversato periodi a dir…

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IL FIGLIO DELLA LUPA

🗓28 Maggio ore 15:00 Mediateca Ugo Casiraghi

📍IL FIGLIO DELLA LUPA

👤Con Andrea Visentin, Anton Špacapan Vončina, Francesco Tomada

Venite ad ascoltare questa storia che è stata vera, i suoi autori e a trovarci al nostro stand ai Giardini!

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Ottant’anni fa nel campo di concentramento di Jasenovac veniva ucciso Zija Dizdarević (1916-1942), uno dei più brillanti scrittori bosniaco-erzegovesi e jugoslavi

27/05/2022 –  Božidar Stanišić

Tutti i racconti di Zija Dizdarević possono essere racchiusi in un unico volume, un volume di piccole dimensione, ma di grande ampiezza e profondità, dovute alla bellezza dello stile narrativo dell’autore. Nell’opus letterario di Dizdarević, morto a soli ventisei anni, spicca il racconto Majka [La madre]. Nessuno scrittore appartenente ai popoli slavomeridionali prima di Zija, ad eccezione di Cankar, è mai riuscito a realizzare un ritratto così suggestivo della propria madre, così come nessuno scrittore bosniaco-erzegovese, fatta eccezione per Andrić, ha saputo esprimere la propria visione della kasaba bosniaca – immersa in un’atmosfera stagnante, tanto che la vita sembrava essersi fermata su un binario morto – in modo così convincente coma ha fatto Zija. E nessuno meglio di lui (mi assumo il rischio di fare anche questa osservazione) ha saputo sintetizzare in un’unica frase la sensazione di dolore provata di fronte alla realtà della Bosnia Erzegovina tra le due guerre mondiali: “Mi addolorano le recinzioni, le cortine, i muri…”.

Anche oggi, se fosse vivo, Zija ripeterebbe quella frase sulle recinzioni, le cortine e i muri. Lui che, essendo cresciuto in una Bosnia attraversata da divisioni e dissidi interni, sognava una convivenza migliore, più solida e più normale. Furono proprio le divisioni e i dissidi interni a conferire alla Seconda guerra mondiale in Bosnia Erzegovina anche il carattere di una guerra civile e fratricida, una tragedia ripetutasi poi nei primi anni Novanta.

Nato nel 1916 a Vitina, nei pressi di Ljubuško, Zija trascorse l’infanzia nella città di Fojnica. Terminata la scuola elementare, si iscrisse alla Scuola di diritto islamico a Sarajevo, dove frequentò anche un istituto per la formazione degli insegnanti. Diplomatosi nel 1936, Zija non riusciva a trovare lavoro come insegnante: appena ventenne fu etichettato come “scomodo” a causa del suo carattere ribelle che lo spinse a partecipare a numerose proteste studentesche e scioperi completamente estranei a qualsiasi distinzione basata sull’appartenenza etnica (la polizia ha un secondo paio di orecchie. Ma l’unica giovinezza capace di andare oltre se stessa è una giovinezza ribelle!).

Non essendo riuscito a trovare un impiego, Zija decise di iscriversi alla Facoltà di Filosofia di Belgrado, dove studiò psicologia e pedagogia. Le prime opere letterarie di Zija, pubblicate in Bosnia, come anche le recensioni positive dei suoi esordi nel mondo della letteratura, avevano suscitato molto interesse anche nell’ambiente studentesco, assai dinamico, della capitale serba prima ancora che Zija vi giungesse. Zija si procurava i soldi necessari per vivere e studiare nella grande città scrivendo brevi racconti per i giornali Pregled Politika e impartendo lezioni private. In quegli anni decise anche di impegnarsi politicamente, partecipando a varie attività messe in atto dalle organizzazioni studentesche a Belgrado e Zagabria. La polizia speciale di Belgrado era a conoscenza dell’impegno politico di Dizdarević, aprendo un fascicolo su di lui contrassegnato come “comunista”. In Bosnia, i fratelli di Zija decisero di seguire i suoi passi (sette fratelli, sette partigiani; Zija e due dei suoi fratelli non vissero abbastanza a lungo per vedere la sconfitta del nazismo). In un’occasione, Raif Dizdarević [1], uno dei fratelli di Zija, affermò che l’orientamento politico di Zija veniva tramandato “da fratello maggiore a fratello minore”.

In quel periodo Zija conobbe Branko Ćopić, che ben presto diventerà il suo migliore amico. Alla fine degli anni Trenta, quando tra gli scrittori jugoslavi di sinistra iniziarono a emergere forti dissensi, Zija non si lasciò influenzare dagli scrittori comunisti dogmatici né tanto meno dall’ideologia del realismo socialista. Quando i comunisti dogmatici attaccarono Miroslav Krleža a causa della sua presa di posizione contro la malefica ingerenza dell’ideologia nell’arte, quando “ad avere un peso decisivo furono le parole di Zogović e Đilas”, Zija, da marxista e comunista, si schierò a difesa dello scrittore zagabrese, e quindi a difesa dell’arte intesa come esercizio creativo della libera volontà. . .continua https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/La-nebbia-argentea-dei-racconti-di-Zija-218354

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Dal Solarie al Mrzli

Salito a Livek per verificare il percorso del Giro d’Italia. Incontrati diversi ciclisti con lo stesso mio interesse. Giunto al passo Solarie un colubro di Esculapio attraversava pigramente la strada. Sceso nuovamente a Livek. Ero rimasto attratto dalla Chiesa di Perati, poi Avsa e quindi un cartello che indicava Masseris. Trovata per caso la strada percorsa da Rommel per la conquista del Matajur sono salito. Ad un recinto per animali al pascolo mi sono fermato indeciso, ma ho trovato il coraggio di passare oltre. Percorsi altri 600 metri di salita, un’altra mandria occupava la strada e non aveva atteggiamenti pacifici. Ritornato indietro. A casa ho guardato le mappe e mi sono accorto che mi mancava un centinaio di metri per il monte Mrzli m.1356 dove avrei trovato una malga ed avrei visto la Chiesetta del Matajur e la sottostante conca di Caporetto.

Romeo Trevisan

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Tira un’aria cattiva — La Bottega del Barbieri

articoli sulle ultime imprese del ministro”cingolato”, sugli ogm che tornano, sulla politica energetica UE “decisa” dalla guerra, sulla repressione instancabile, sull’Earth Overshoot Day   Incentivi auto, ambientalisti contro Cingolani “Inaccettabile difendere il diesel e attaccare i veicoli elettrici” Campagna Sbilanciamoci! Dura replica delle associazioni ambientaliste – tra le quali Transport & Environment, WWF Italia, Greenpeace…

Tira un’aria cattiva — La Bottega del Barbieri
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Mariupol: oltre 2850 persone deportate. Putin sente Nehammer — Business24 La TV del Lavoro

T Lo afferma il consigliere del sindaco della città. Nel colloquio telefonico con il cancelliere austriaco, il presidente russo ha accusato Kiev di ostacolare il processo negoziale con Mosca Il presidente russo Vladimir Putin, durante una telefonata, con il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha affermato che i tentativi di incolpare Mosca per le problematiche relative […]

Mariupol: oltre 2850 persone deportate. Putin sente Nehammer — Business24 La TV del Lavoro